Yoga Therapy

Lo Yoga Individuale è una modalità di pratica che si basa sul rapporto diretto e personalizzato tra l’insegnante e l’allievo.

A differenza delle lezioni di gruppo, lo Yoga Individuale offre la possibilità di seguire un percorso su misura per le proprie esigenze, obiettivi e condizioni fisiche

  • Timidezza nel praticare in gruppo e necessità di un confronto più intimo con l’insegnante
  • Problemi fisici e posturali o patologia Neurogereative
  • Ansia, attacchi di panico e Vata mentale alto.
  • Depressione, stanchezza, apatia, disagi emotivi.
  • Mantenimento di una buona condizione psico-fisica o miglioramento in difficoltà.
  • Vizi, ossessioni, dipendenze. Cibo, Alcool…

Lo Yoga Individuale può essere utile per chi vuole iniziare a praticare, per chi ha bisogno di un’attenzione particolare a causa di problemi di salute o limita
zioni, per chi vuole approfondire aspetti specifici della disciplina, o per chi cerca un’esperienza più intima e trasformativa.

Lo Yoga Individuale ha anche il vantaggio di essere flessibile negli orari e nei giorni, in modo da adattarsi al ritmo di vita dell’allievo. Inoltre, lo Yoga Individuale garantisce una maggiore sicurezza e consapevolezza nella pratica, evitando il rischio di infortuni o errori dovuti a una cattiva postura o a una mancanza di guida. Lo Yoga Individuale è quindi una scelta valida per chi vuole vivere lo Yoga come un percorso di crescita personale, benessere psicofisico e armonia interiore.


Lo Yoga Individuale: una pratica su misura per te

Lo Yoga è una disciplina antica e profonda, che ha come scopo l’unione tra corpo, mente e spirito. Lo Yoga si basa su una serie di pratiche che comprendono posture fisiche (asana), tecniche di respirazione (pranayama), meditazione, mantra, mudra e altri strumenti per raggiungere uno stato di equilibrio, salute e felicità. Lo Yoga è anche una filosofia di vita, che si ispira ai principi etici e morali espressi negli antichi testi sacri, come gli Yoga Sutra di Patanjali, il Bhagavad Gita e le Upanishad.

Lo Yoga è una disciplina adatta a tutti, indipendentemente dall’età, dal sesso, dalla r

eligione o dal livello di preparazione fisica. Tuttavia, lo Yoga non è una pratica standardizzata e uniforme, ma si adatta alle caratteristiche e alle necessità di ogni individuo. Per questo motivo, esistono diverse scuole, stili e metodi di insegnamento dello Yoga, che si differenziano per l’approccio, l’enfasi e la fi

nalità.

Tra le varie modalità di pratica dello Yoga, una delle più diffuse e apprezzate è lo Yoga Individuale, ovvero la possibilità di ricevere lezioni private da parte di un insegnante qualificato e competente. Lo Yoga Individuale è una forma di insegnamento che rispetta la tradizione originaria dello Yoga, in cui il rapporto tra maestro e allievo era considerato il fulcro della pratica. Lo Yoga Individuale permette di creare un legame di fiducia, rispetto e stima tra l’insegnante e l’allievo, che si traduce in una maggiore efficacia e soddisfazione nella pratica

Come stavo dicendo, lo Yoga Individuale offre diversi vantaggi e motivi per sceglierlo, tra cui:

 

  • Lo Yoga Individuale è totalmente personalizzato: l’insegnante si occupa di valutare le condizioni fisiche, le esigenze, gli obiettivi e le preferenze dell’allievo, e di elaborare un programma di pratica adatto a lui o lei. Lo Yoga Individuale tiene conto anche delle eventuali problematiche di salute, limitazioni, infortuni o patologie dell’allievo, e propone esercizi specifici per prevenirli o migliorarli.

 

  • Lo Yoga Individuale è flessibile e comodo: l’allievo può scegliere gli orari e i giorni che preferisce per le sue lezioni, in base alla sua disponibilità e al suo ritmo di vita. Lo Yoga Individuale può essere praticato a casa propria, in uno studio privato, in un parco o in qualsiasi
  • altro luogo che sia confortevole e tranquillo. Lo Yoga Individuale evita anche lo stress e la perdita di tempo dovuti agli spostamenti, al traffico, al parcheggio, ecc.

 

  • Lo Yoga Individuale è efficace e sicuro: l’insegnante segue con attenzione e cura l’allievo durante tutta la pratica, correggendo eventuali errori, suggerendo modifiche, aiutando con le correzioni e gli allineamenti. Lo Yoga Individuale garantisce una maggiore qualità e precisione nella pratica, evitando il rischio di infortuni o danni causati da una cattiva po
    stura o da una mancanza di guida. Lo Yoga Individuale permette anche di monitorare i progressi e i risultati dell’allievo, e di adeguare il programma di pratica in base ai suoi miglioramenti

 

  • Lo Yoga Individuale è intimo e trasformativo: l’insegnante crea un’atmosfera di fiducia, rispetto e stima con l’allievo, che favorisce un’apertura e una comunicazione profonda. Lo Yoga
    Individuale permette di esplorare aspetti più sottili e profondi dello Yoga, come la meditazione, i mantra, i mudra, i chakra, ecc. Lo Yoga Individuale aiuta l’allievo a conoscere se stesso, a sviluppare la sua consapevolezza, a liberarsi dalle tensioni, dalle paure, dai blocchi, e a scoprire il suo potenziale.

La lezione di Yoga privati solito non è fine a se stessa. Una volta valutata la persona si individua un piano terapeutico seguito dall’insegnate con supporto video e audio per pratiche a casa e appuntamenti settimanali o bimensili per pratica insieme.

 

che aspetti? Contattami e prova la tua prima lezione!

Contatti

 

In tutte le tradizioni del genere umano l’ acqua ha un posto speciale.

L’ acqua è l ‘ ingrediente più importante presente nel nostro corpo.
L’ Acqua bollita migliora il funzionamento del nostro sistema ed è per questo fondamentale inserirla nella nostra routine quotidiana : Dinacharya

In Āyurveda l’acqua non è considerato un semplice liquido dissetante ma riveste il ruolo di cibo e come tale nutre, lubrifica e disintossica.

Usnodaka : l’ acqua bollita è considerata una vera e propria terapia.

Assumere acqua bollita a piccole dosi ogni giorno ha tantissimi benefici.

Il riscaldamento trasferisce all’acqua le proprietà dell’elemento fuoco ed acquista la qualità del calore (Ushna) e della penetrazione (Suksma) che le consentono di penetrare più profondamente nell’organismo e di pulire i canali (Srota) facilitando l’eliminazione delle impurità.

L’acqua in questo modo diventa molto più leggera, ripulendosi di ogni memoria acquista nei giorni precedenti.

L’ acqua fredda rallenta il processo digestivo, diluendo i succhi gastrici, in modo che non possano fare il loro lavoro nel modo più efficace, richiedendo così troppa energia per la digestione.

L’ acqua non bollita viene digerita in 3 ore circa, bollita e raffreddata in un ora e mezza, bollita in 45 m.

L’acqua calda stimola la fame, fortifica e prepara per una buona digestione, allevia mal di gola, purifica la vescica, riduce il singhiozzo. Facilita i sintomi di raffreddore, tosse, febbre e dispnea (respirazione difficoltosa).

Le qualità terapeutiche dell’acqua bollita secondo sono:

  • antiossidante
  • defaticante
  • digestiva: sviluppa un’azione “dipana” ovvero stimola il processo digestivo ed attivando “agni. : il fuoco . Quando questo Fuoco diminuisce, il corpo si indebolisce e si ammala.
  • cardiotonica
  • previene la stispsi : la maggior parte dei problemi o malattie sono causati da costipazione da muco e tossine, dovuti all’assunzione di cibi pesanti e quindi difficilmente digeribili.
  • idratante
  • aumenta il lustro della pelle : Più forte è il Fuoco digestivo, più forte è la resistenza mentale e fisica, e quindi il sistema immunitario, e più brillante diventa il bagliore della pelle.
  • Purifica l’ organismo 
  • aumenta l’energia : Il fattore, infatti, che fa  la differenza in forza, vitalità e energia, è la potenza del Fuoco gastrico (o forza digestiva) che ognuno ha in una certa misura , secondo il suo tipo di metabolismo ayurvedico.
  • Adatta per il dimagrimento e lo scioglimento di grasso.
  • Per la Flatulenza
  • Per tosse, dispnea e febbre
  • Aiuta ad eliminare i vizi : fumo, alcool etc…

Metodi di bollitura a seconda della costituzione doshica :

L’acqua ridotta per bollitura a 3/4 del proprio volume pur passando attraverso un processo di purificazione e riduzione, mantiene le sue qualità di coesione e pesantezza ed è utile per alleviare vata dosha; quella ridotta a metà del proprio volume allevia pitta dosha, mentre l’acqua ridotta ad 1/4 del proprio volume, diventa molto più leggera ed ha la proprietà di stimolare il potere digestivo ed alleviare la costipazione diventando così più utile per il kapha dosha.

Creare una routine sana con l’ assunzione dell’ acqua bollita , soprattutto al mattino, stimola armonia nell’ atteggiamento psichico e comportamentale aumentando : flessibilità, adattabilità, fluidità, scorrevolezza, libertà illimitata, dolcezza, calma, determinazione, arrendevolezza ma anche grande forza. 

Libri e Psicologia : lavoro su di me!

La Gita sul comò

Perchè leggere la Bhagavadgītā ?

 

Perchè se l’uomo non vuole vedere la verità , la verità esiste lo stesso!

Perchè tenere la Gita nel comodino è lavorare sugli schemi psicologici sbagliati assunti nella crescita e raggiungere una nuova serenità .

Perchè tramite l’agire che siamo messi in relazione con il resto del mondo ed il retto agire al centro di forze opposte, che ci condizionano, è quello che ci rende liberi.

La Gita ci chiede di agire in modo da non essere vincolati dall’azione stessa, ogni azione deve essere compiuta con un movente puro, escludendo dalla propria mente le ombre sottili dell’egoismo, il desiderio di simpatia e di approvazione.

La Bhagavadgītā è una creazione che soddisfa in modo chiaro tutti gli obiettivi dell’esistenza umana.

Il guerriero protagonista contempla i sentimenti e la sofferenza nel dover combattere contro una parte della sua famiglia. L’evoluzione dei dubbi che Arjuni si pone mettono il lettore dinnanzi una vera e prpia indagine psicologica.

Mahatma Gandhi “Quando i dubbi mi ossessionano, quando le delusioni mi guardano in faccia, e non vedo spiraglio di speranza all’orizzonte, mi rivolgo alla Bhagavadgītā per trovare un verso che mi conforti; e immediatamente in mezzo al dolore schiacciante inizio a sorridere.”

Che cos’ è La Bhagavad-Gītā ?

 

E’ poema antico di migliaia di anni contenente il meglio della filosofia indiana, viene fatta risalire al V sec. a.C.; insieme alle Upanisad classiche e al Brahmasutra costituisce la Prasthā-natraya, la “Triplice scienza” del Vedānta.

Il testo crede nella libertà umana ed infatti la relazione fra Sri Krishna ( il divino)ed Arjuna ( il guerriero afflitto da dubbi esistenziali ) è un perfetto esempio di approccio psicoterapeutico moderno mirato alla correzione di uno schema comportamentale sbagliato: Arjuna rappresenta l’individuo in lotta che sente il peso ed il mistero del mondo, e nei vari capitoli dell’opera, Krishna attraverso varie fasi e analisi filosofiche lo conduce alla soluzione.

Si tratta di un’opera di poesia mistica in cui vengono narrati gli episodi di una guerra civile che ebbe luogo nell’India settentrionale tra due rami della stirpe regnante di Hastinapura, una lotta fra parenti che si contendevano il regno.

Sul campo di battaglia prima che la lotta abbia inizio l’arciere Arjuna è in preda allo sconforto poiché vede su entrambi i lati i suoi stessi parenti e non vuole combattere.
Allora 
Krishna (il divino forma umana) spiega ad Arjuna come superare paura e debolezza offrendo una via di liberazione.

Qualunque cosa compiamo dobbiamo farla non sottomessi ad una legge esteriore, ma in obbedienza alla determinazione interiore della libertà dell’anima. Questo è il tipo più elevato di azione.

Qual’è la versione migliore con cui iniziare?

Bhagavadgītā

Il Canto del Beato

A cura di: Raphael
Editore: 
Asram Vidya Edizioni (2021)

Ansia : Con quali strumenti possiamo sconfiggerla?

1. Lo Yoga e nello specifico il prāṇāyāma : Effetto Loto prepara protocolli personalizzati di Yoga Therapy.

2. Trattamenti Ayurvedici : L’olio caldo medicato calma l’agitazione mentale e rilassa le tensioni del corpo. Effetto Loto propone trattamenti ayurvedici specifici, totali parziali, per abbassare lo stress psicofisico e la rigidità muscolare.

3. Lezioni di Dinacharya : Le azioni del Dinacharya sono veri e propri strumenti che il paziente utilizza nella sua routine quotidiana a casa per mantenere il sistema corpo-mente in equilibrio .

4. La visita Medica Ayurvedica : Capire da dove vengono e come si sviluppano i nostri squilibri è il modo più efficace per curarli e prevenirli. Con il Dott. Federico Plebani una visita completa sul sistema corpo-mente.

 

Analisi Ayurvedica dell’ Ansia :

L’ansia è considerata un disturbo di Vāta in Āyurveda. Con la stagione autunnale il movimento e il freddo aumenta e questo  crea i cosidetti disturbi di cambio stagione , tra cui l’aumento di ansia e agitazione.

Il nostro stile di vita perennemente di fretta,  volto alla produttività, all’attività e a ritmi stressanti, stimola enormemente questo doṣa e quindi ci rende più esposti agli squilibri ad esso correlati.La condizione di malessere causata da eccesso di ansia ha origine nella mente, ma per risolvere ilproblema non basta una semplice diagnosi medica con conseguente prescrizione di farmaci. L’ansiacorrisponde a sensazioni d’agitazione e di affanno e, sebbene sia una condizione causata da unostato emozionale, può provocare dei precisi sintomi: dolori corporali (testa, petto, addome eschiena), tensione muscolare, giramenti di testa, reflusso, nausea e vomito, diarrea e lo stimolo aurinare di frequente.

Tra i disturbi causati da un’eccessiva ansia, tuttavia, il più fastidioso è quello relativo agli attacchidi panico, che sono dovuti a un eccesso di energia che non può fluire e scorrere, accumulandosi finoa generare un sovraccarico che può diventare faticoso da controllare.

Durante un attacco d’ansia o ancor peggio di panico il paziente può essere soggetto adaccelerazione del battito cardiaco, sudorazione eccessiva, tremore, stanchezza e debolezza. In statiavanzati di ansia si può manifestare persino l’epilessia. L’ansia è uno scompenso di vāyu: un movimento eccessivo e caotico della mente che non trova una via d’uscita, caratterizzato dall’doṣarajas e quindi dal movimento di vāyu nello spazio: Vāta.

Le qualità di questa emozione sono il caldo e il fresco che possono alternarsi velocemente: Sīta e Usna.

Per intraprendere un processo di guarigione è fondamentale avere uno stile di vita corretto, seguire una dieta sana e saper controllare la propria mente poiché se essa viene sopraffatta da sentimenti negativi può causare problemi seri all’anima e al corpo.

I punti Marman per l’autotrattamento in uno stato d’ ansia

Talahyṛdaya nel palmo: “ Cuore del palmo”

Si trova al centro del palmo
Agisce su cuore, intestino e apparato respiratorio.
Riscalda, muove prāṇa.
Regola le funzioni energetiche del corpo, migliora la circolazione, controlla
gli stati ansiosi, calma la mente e bilancia le emozioni.

Phaṇā :“Cappuccio del serpente”

Sono 2 punti marma ai lati delle narici, attaccati esternamente ed
internamente ai passaggi dell’olfatto.
Collegati direttamente al cervello nello specifico con il sistema nervoso.
Sono un punto di passaggio di prāna collegato all’olfatto: Gañdha.
Controllano il respiro, alleviano le congestioni nasali, aumentano il
flusso di prāṇa, calmano la mente e le emozioni.
Punti attivanti per alleviare la depressione e stimolare la circolazione.

 

Contatti

 

ROOM 115: Panchakarma in Ayurvedic hospital.

 

 

Potrei definire questo percorso: un soggiorno disintossicante e ringiovanente;

ma sarebbe molto riduttivo definire cosí un Panchakarma e rischierei di farvi cadere in molteplici errori di comprensione.

Attualmente, purtroppo, circolano molte informazioni errate sull’Āyurveda  e le sue pratiche, ma le più sbagliate e pericolose riguardano senz’altro la terapia del Panchakarma.

Potete trovare la perfetta descrizione in un articolo dei miei maestri: https://www.ayurvedicpoint.it/medicina-ayurvedica/209-panchakarma-le-cinque-azioni-della-salute

 

 

Io invece vi racconterò la mia esperienza:

“..Non ho bisogno di chiudere gli occhi, le parole prendono forma nella mia mente più veloci che mai.

Sono in quella stanza in Kottappuram roud e poi di nuovo qui.

Sono sul letto ricamato in bianco e nero con le labbra a mezza luna e gli occhi sognanti.

Stanza 115.

Ero arrivata presto.

Scesi in India dopo 3 anni e il primo respiro provocó un pianto convulso, come un bambino che viene al mondo.

(…)

Il taxi dall’ aereoporto aveva guidato senza tregua tra slalom azzardati e frenate brusche.

Il suono dei clacson mi dava il benvenuto.

Il profumo di sandalo inebriava i miei sensi storditi dal viaggio e dall’euforia.

(…)

La clinica era essenziale. Pavimenti color terracotta. Al primo piano la luce di una grande finestra delineava il lungo corridoio.

Il personale con camice a quadri rosse e blu e pantaloni di blu cordinati, sembravano lo staff di un fast food.

Infermieri e terapisti indaffarati salivano, scendevano, uscivano da porte ed entravano in altre. Api sorridenti nel loro alveare sotto un’unica regina : l’Āyurveda.

Nell’attesa arrivasse il dottore riposavo .

Il sole si faceva spazio tra le zanzariere, morbido mi accarezza la pelle .

La ventola girava, c’erano 30 gradi e il fresco si mescolava ai raggi caldi dandomi una meravigliosa sensazione sulle gambe scoperte.

Il Dottore e la Dottoressa arrivarono poco prima di pranzo.

A quell’ora la 115 giá mi assomigliava.

(…)

Parlammo di problemi mestruali, dei chili persi in questi due anni.

Parlammo della mia scapola sinistra e di quel mare di sentimenti in tempesta.

Delle radici tagliate. Del dolore lacerante . Della mente disiorentata. Del vuoto: Akash.

Qualche ora dopo ricominciai da capo con una psicologa vestita da bambina.

Ascoltò con attenzione muovendo di tanto in tanto la testa a destra e a sinistra, poi lasciò la stanza sorridendo:

< Non preoccuparti, tutta colpa di quelle radici, tranquilla, sono andate.>

Secondo lei dovevo aver capito tutto.

Col tempo capíí.

Le ore che anticiparono l’ inizio della terapia mi sentii grata a me stessa di essere li.

Mi sentii grata a Ganesha che avevo pregato quasi ogni giorno negli ultimi mesi.

A mio marito, ai miei genitori e agli amici, che come fantasmi benevoli nel buio erano sempre stati con me.

Il pomeriggio mi venne illustrata la terapia:

6 am   Medicina

7 am   The

8 am   Colazione

10 am  Trattamento al corpo

12 am  Pranzo

3 pm   The

4 pm   Trattamento alla testa

5 pm   Medicina

7 pm   Medicina

8 pm   Cena

8,5 pm  Medicina

9 pm   Medicina

Il Panchakarma comprende un insieme di cinque trattamenti terapeutici somministrati al paziente per la più profonda e completa disintossicazione del corpo:

Nasya, Vamana, Virechana e Vasti sono i piu comuni. 

La tossine si accumulano nelle livello fisico, mentale e quello piú sottile dalla somma delle vite passate, dai genitori, dalla società, da una dieta impropria, da uno stile di vita improprio e dal vivere senza consapevolezza . Nella terapia possono susseguirsi le cinque azioni oppure ne viene selezionata una o piú, idonee alla situazione del paziente.

Prima di ogni azione il paziente viene preparato con una dieta leggera, trattamenti fisici e medicine selezionate agli obbiettivi e disturbi del paziente.

Un percorso di questo tipo, con un sistema medico diverso da quello che conosciamo necessita di estrema fiducia e collaborazione da parte del paziente.

Fidarsi e non fare resistenza. Fidarsi, la mia prima scommessa.

Non mi fidavo piu di nessuno. Qui, fu difficile non farlo.

GIORNO 1

Jisha si presentó con una grossa scatola di plastica bianca, il quaderno rosso sottobraccio e la bilancia nella mano sinistra.

Avremmo ripetuto quel rituale ogni mattina:

Pressione, ossigeno, temperatura e peso. Sottopeso. Gli altri valori nella norma.

Entrai nella stanza “ Panchakarma n°5 ” e Jisha mi seguiva , attenta.

Ad attenderci le terapiste, il completo coperto da un grembiule a quadri bianchi e rossi. Il droni in legno scuro, lucido.

Le dispense colme di oli e intrugli come fosse un emporio antico.

Un immagine sovrannaturale, dove i disegni di polvere danzavano al filtrare del sole da un angolo in alto di una piccola finestra.

Un sogno sbiadito e rallentato.

Denudata dagli abiti e dai gioielli, mi preparavo a togliere il pudore dall’ anima e lasciare a quelle donne il compito di rimettere insieme i miei pezzi.

La mia pelle chiara, malata, dinnanzi ai loro colori.

Mi trattavano con cura, anticipando con l’ appellativo ” Madame ” ogni richiesta di un mio movimento.

Mi sentivo bene, come se quelle sconosciute avessero davvero a cuore le mie parti stracce che mi trascinavo dietro dal continente occidentale.

Il sorriso da li a poco tornó.

Quella ruga d’espressione insopportabile mi pareva più tollerante del solito.

La differenza stava nell’ indossare o meno la maschera gioiosa, ma era tutto vero:

la ruga, il sorriso, il benessere e l’ amore che avvolgeva quella fotografia.

Salíí sul lettino di legno, sostenuta da entrambe le braccia, anche se non ce ne sarebbe stato bisogno.

Mi lasciai andare all’olio caldo che mi scivolava sulle tempie col ritmo scandito di una tortura.

Sentivo tutto ció che accadeva dentro di me.

Sentivo la paura che correva veloce cercando una via d’uscita e sbatteva contro muri e membrane.

L’ ansia che saliva fino alla gola e tornava al suo posto sul cuore, oscurandone la forma e il colore. Avrei voluto urlare.

Sentivo la testa immobile, incollata al droni , mi sembrava di non respirare.

Tutto quello che in questi mesi, anni, avevo ingoiato era esattamente li, non era andato da nessuna parte.

Non scappai.

Apri gli occhi una decina di volte, dovevo implorare aiuto. Cercai la comprensione nello sguardo della dottoressa. La trovai.

Capiva. Quando la incontravo mi facevo forza: < Fidati!> Mi dicevo.

Duró 40 minuti.

Sentivo l’ odore affumicato dell’ olio mescolato all’ umiditá e all’ incenso che bruciava per Shiva e Dhanvantari.

Nella doccia una bacinella con un piccolo bricchetto. Jisha mi chiese di sedermi e mi lasciai lavare come una bambina.

La dolcezza di quei pochi minuti mi accompagnerá per sempre.

Mi sentivo curata come mai nella vita. Tornando in camera sentivo la mia pelle morbida e la mente finalmente in silenzio.

(…)

Pranzai e conobbi gli altri pazienti. Ognuno una storia, tutti la stessa clinica.

Quelle ore sarebbero diventate il momento del nostro svago.

Avremmo preso confidenza nei giorni a seguire. Karma cosí diversi eppure una complicitá esilerante.

Qualcuno in disparte, ci piaceva osservarlo e inventarci storie sulla sua vita.

La sala da pranzo e il terrazzo: il terrazzo accoglieva le nostre serate “Papaya”, quando qualcuno nelle ore libere sgattaiolava fuori e andava dal fruttivendolo.

Giovanni è un fotografo sulla sessantina, Maria una divertente napoletana, Jhon un lord che scappava in Thailandia.

Margaret un innocente commessa che aveva avuto una vita avventurosa.

Eva e Lorenzo, una dolce e stabile scommessa di felicitá.

Carlo un fanatico di Ferrini e sua sorella spirituale, una bella donna con gli occhi smarriti.

La coppia di signori indiani curiosa, quando mi incontravano da sola mi riempivano di domande, sempre sorridendo e scrollando la testa.

Terry, una signora canadese che non usciva quasi mai dalla camera, poi, d’ improvviso te la ritrovavi sul balcone con i suoi grandi occhiali neri. Si lamentava che non poteva fare nulla, né leggere, né scrivere: il Netratarpana* agli occhi la costringeva a svolazzare per ore, vestita da mosca, senza poter esporsi alla luce.

< Grandi risultati! > Diceva e io le credevo.

C’erano poi le sorelle indiane : due lunghe trecce grigie oscillavano a ritmo del loro passo; pendevano verso destra, dove una si appoggiava sul bastone.

Dare l’ età a una signora indiana non é cosa facile. Avevo scommesso sui 70, c’é chi diceva meno.

Camminavano lungo il vialetto fino alla strada e ritorno, l’unico tragitto consentito per sgranchirsi e sperare di non afflosciare tutta la muscolatura in quella permanenza, ma non era di certo questo il problema delle vecchie signore, piuttosto di chi voleva perder peso.

Loro erano al piano di sotto, quello che pareva un vero ospedale, piú cupo, più silenzioso.

A quel piano c’ era anche il signore indiano che dimenticava sempre il telefono.

Arrivava a cena pe

r ultimo, vestito con un doti keralese lungo, una camicia di lino e gli occhiali che gli davano un aria da uomo d’affari.

Spesso rimaneva poco cibo nelle pentole.

Il cibo era leggero e noi italiani si sa, siamo cresciuti con le nonne che ci rimpinzavano fino a scoppiare.

Sheeta, la cuoca della clinica, mi ricordava tanto mia nonna .

(…ma questa è un’altra storia che forse nel libro racconteró).

GIORNO 2

Il giorno due pioveva a dirotto, come se il cielo fosse complice di quel luogo, in cui avrei purificato le quattro signorine me :

Śarīra, il corpo

Manas, la mente

Hrdaya, il cuore

Ātman, l’ essenza, il Sé immutabile.

Il temporale faceva da sipario allo sfondo, scuriva il catrame e la terra. Sollevava l’ odore di vita vissuta.

L’ aria fresca dava tregua ai corpi stanchi e schiariva gli occhi brucianti dei lavoratori e dei mangiatori di spezie.

Anche il mio respiro era compiaciuto.

Lo osservavo e osservavo la pioggia dal marerassino, con le gambe incrociate e la schiena ritta e dolente.

Tutto andava lento.

Nessun dovere , nessuna desiderio o passione da soddisfare.

L’ unico dovere a cui avevo scelto di obbedire era la disciplina.

Solo attraverso la pratica e la disciplina uno yogi puó avvicinarsi alla propria direzione, al proprio Dharma.

Qui stavo imparando ad aspettare. Non fare nulla. Lasciare andare le emozioni ed ascoltare, senza domandarmi < perché?> Senza giudicare e giudicarmi.

Prima di partire avevo tirato fuori dalla cantina vecchi quadri.

Qualcuno mi creava imbarazzo, qualcuno tenerezza, altri erano immaturi, ma tra tutti uno mi piaceva. Tutte parti di me, seppellite da tempo.

Qualcosa butterò.

Voglio viaggiare leggera quest volta.

Al giorno due susseguirono il tre , il quattro e gli altri scanditi dalla sveglia delle 6, dal programma serrato e dalla curiosità di riscoprirmi lentamente.

I dottori venivano regolarmente a farvi visita e mi chiedevano in ordine:

se avevo dormito; quanto volte ero andava in bagno; e se avevo sintomi o problemi da dichiarare.

Il cibo ero ottimo, anche se qualcuno lamentava che fosse un pó ripetitivo.

Tra me e me pensavo che forse, dopo pochi giorni, noi occidentali abbiamo la tendenza di sentirci a casa e dimenticando di essere in una clinica a fare una cura cominciamo a pretendere ció a cui siamo abituati.

Osservavo, cercavo di imparare e tenere per me le mie opinioni.

Conoscevo i terapisti sempre di piú, giorno dopo giorno e mi sforzavo di ricordare i loro strani nomi.

Le ragazze erano curiose della mia vita in Italia e io della loro qui.

Ho scritto su ognuno di loro, ció che mi hanno detto e ció che immaginavo.

Ho scritto delle medicine, dei benefici e delle caratteristiche delle erbe medicinali.

Ho scritto tanto nello spazio di questo periodo della mia vita.

Mi sono ripromessa di mantenermi quel vuoto creativo per  tirarne fuori qualcosa di buono che possa servire alle persone in cerca di una connessione con la propria vera essenza e con il rispetto della Natura che, a stenti, ancora ci sostiene. (…)

GIORNO 6

C’era voluto un marito devoto, un amore profondo, cortese, silenzioso.

C erano voluti due uomini: il corpo e la creativitá, per dar luce alla mia parte autentica.

C’ era volta l’ assenza di suono, la musica giusta.

C’ era voluto fiducia e devozione per ogni parte di questa storia.

Alla fine ci sarebbe voluto il perdono.

La notte tra il sesto e il settimo giorno non dormii molto.

I sogni vividi correvano veloci, tormentati dal frusciare del vento tra i rami del mango in giardino.

Il rumore del generatore andava e veniva e i corvi, signori della notte, gracchiavano e volavano bassi.

Mi alzai per andare in bagno e poi mi riaggrovigliai nella coperta ruvida.

Mi svegliai un ora dopo e un ora dopo ancora.

Nel 2017 al mio primo ritiro di Vipassana* avevo avuto le stesse sensazioni.

Meditavo e mantenevo un costante silenzio.  I ricordi spiacevoli comparivano, diventavano chiari e poi scomparivano.

Come se stare li ferma ad osservare il dolore lo facesse scomparire.

I primi giorni, anche lá, ai piedi dell’ Hymalaya, l’ ansia mi saliva fino a strozzarmi la gola, come se dovessi vomitare.

Nel tempo si era trasformata in dolore, poi avevo cominciamo a sognare cose spaventose.

Alla fine del percorso ero calma, a detta degli altri luminosa.

Nessuno di quei ricordi e dolori era mai piú ritornato. Come se fossero stati grattati via dalla mia memoria.

Doveva essere lo stesso.

Mi convinsi, fiduciosa, che tutto questo facesse parte del processo di pulizia.

Il giorno dopo lo avrei raccontato al medico e mi avrebbe liquido con il solito sorriso e movimento del capo.

La notte passo.

<Madame, medicine! >: la voce di Shintu accompagnata da un toc toc scomposto e fastidioso .

< Gia le sei !> Pensai.

Scivolai, con la coperta attorcigliata in vita, giu dal letto. Aprí la porta stando attenta a non inciampare.

Ci scambiammo il buon giorno e Shintu cominció a prepararlo la pozione magica.

Sminuzzava e pestava nel mortaio le erbe,

appena le aveva ridotte in polvere aggiungeva

un liquido scuro: Kashaya. (…)

Filai in bagno a pulire la lingua e i denti e lo specchio rifletteva il blu degli occhi pesti, insonni.

La pelle era distesa e luminosa, merito del Ghī* che prendevo prima di cena.

Mi guardai sbadigliare, fino a intravedere le tonsille e poi mi trascinai verso il letto per completare il rituale.

Il sapore amaro scendeva lungo la gola.

Shintu continuava a riempirmi il bicchiere di acqua calda, fino a che l ‘ ultima briciola si fosse scollata dalle pareti metalliche.

Seguì la solita routine del Dinacharya* :

Lavavo il naso con lota, acqua e sale. Facevo 108 Ganapaty mantra e 30 minuti di meditazione.

A quel punto erano le 7 am ed entrava Adrash con il the.

Completavo con lo Snehana* in tutto il corpo con l’ olio prescritto e facevo Yoga cercando di non imbrattare il materassino.

Doccia e pronti per la colazione.

Navarakizhi* alle 11 am per rafforzare la muscolatura e gli organi interni.

Taila Dhara* alle 16 pm per calmare la mente e rafforzare il sistema nervoso.

“ Lo yogi , deve rinunciare, senza alcuna riserva, a tutti i desideri prodotti dall’ immaginazione, frenando la totalità dei sensi.” Bagavad gīta C. 6.24

GIORNO 8

Il giorno otto cambiarono i trattamenti e aggiunsero Anuvasana* : clismi di olio medicato per nutrire gli apparati addominali. ( Ho un racconto divertente sul primo clistere, che riserveró per un altra volta. Andó comunque meglio di come speravo).

Il mattino Abyangha* con olio caldo.

Il pomeriggio Ksheera Dhara * al posto del Taila, utilizzando il latte, invece dell’ olio.

La stanza “ Panchakarma n° 1” era nuova e spaziosa. Le terapiste avevano gia preparato gli strumenti e il latte medicato per la terapia.

I Dhara con il latte durarono solo 4 giorni, le qualitá chala, sheeta e laghu ( mobile, freddo e leggero) della medicina aumentavano il mio flusso di pensieri, i sogni e le ore bianche.

Mi distesi appiccicosa.

Il latte fiondava sulla mia fronte come un torrente in piena, attraversando i colli e scivolando oltre le orecchie.

La temperatura era cambiata, tiepida, quasi fredda.

Sembrava piacevole, ma il latte correva e con lui iniziaroni anche i miei pensieri.

Gli occhi chiusi, appena sopra un rotolo di garza e cotone non lasciava passare il liquido oltre le sopracciglia.

Il corpo disteso.

Nudo, con un paio di mutande patetiche di quelle che si usano per i massaggi.

L’ olio faceva brillare la pelle come il mare in amore e il corpo si rilassava sul legno duro del droni antico. (…)

Il latte scivolava e d’improvviso, come lo schiocco che la cascata fa quando tocca i massi, mi scaraventava indietro.

Mi si corrugò la fronte e il liquido fece un piccola deviazione.

C’ ero io li.

Bambina.

Lo sguardo grande, nascosto dietro gli occhiali tondi, smisurati per il mio viso minuto.

Sentivo confusione in testa, sentivo i grandi intorno a me.

Il corpicino imbalsamato e il sorriso plastico . (….)

Pensavano che il mio vestito rosa non fosse carino.

Ridevano di questo.

Pensai che avrebbero dato la colpa a mia madre e invece ero io che avevo insistito quella mattina per indossarlo.

Volevo fare la ruota.

Mi sentii di volerlo puntualizzare.

Per difenderla.

C é aria di festa, forse non devevo dire nulla.

Pensai.

Continuai a sorridere.

Non mi sarei mostrata triste. (…)

Avrei voluto urlare .

Mi si arrició il labbro inferiore e cercai di trattenere il pianto. (…)

Piansi e feci la parte della solita frignona.

Pregarono mia cugina di darmi quella maledetta scimmia per farmi smettere .

Ero insopportabile.

Il latte che scendeva adesso pareva petrolio e le ombre del passato si mescolavano tra loro.

Non mi importava di quel peluche.

La felicità dell’ alba era solita sfiorire non appena il sole era alto.

Mi sforzavo di essere maledettamente simpatica a tutti.

Non mi riusciva molto bene , sceglievano sempre qualcun altro dei bambini per andare in gita .

La terapista mi chiese se andava tutto bene: doveva essersi accorta della mandibola rigida e l’ espressione ingrugnata.

Quei giorni in cui rimanevo sola erano un buon momento. Tagliavo. Cucivo.

Costruivo mondi meravigliosi con tutto ciò che trovavo, per bambole che non ci avrebbero mai vissuto.

Creavo.

Sgattaiolavo in cantina non appena il nonno era fuori e utilizzavo il suo tavolo degli attrezzi . Lo sentivo borbottare quando rientrava, mancava qualche chiodo e qualcosa non era al suo posto. Io ridacchiavo e mi tappato le labbra con entrambe le mani per non farmi sentirci. Gli avrei detto la verità , ma quel mondo era solo mio e lui avrebbe capito.

Lui non mi prendeva mai in giro.

Tornarono le ombre . 

Rimproveri.

Battutine.

Risate sottili, maligne e quelle sonore.

Rimanevo, come loro mi avevano dipinta sui sassi, con tutto quel peso addosso: una bambinetta bruttina.

Timidezza, alternata ad un caratteraccio.

Vestita di rosa come una povera principessa, che faceva di tutto per sentirsi parte di quel mondo.

Sbarrai gli occhi, mi ribollita il sangue ,il sudore e il liquido.

Volevo materializzarmi e portare me via da lì. (…)

Respirai forte. Stavo nel presente e ricadevo nel passato, un alternarsi di sali e scendi come nelle montagne russe.

Infine rallentai e la giostra si fermó.

Una luce, come illuminasse con chiarezza quella sagoma infantile.

Dietro gli occhiali nascondeva i suoi mondi a colori, i suoi sogni.

La forza irrequieta le scalciava nel petto.

Improvvisamente la compassione che provavo per quel passato scomodo si trasformó in fierezza.

Ero sempre stata forte!

Avevo fatto di tutto per sopravvivere.

Ero sopravvissuta.

Il vestito rosa nascondeva un armatura.

La dedizione per le arti, la manualità e il corpicino già atletico mi descrivevano silenziosamente. (…)

Mi lavai con la brocca.

L’ acqua calda faceva risplendere i fianchi e li accarezzai come a consolare le ferite di tutte le lame che avevo piantato li.

Negl’ anni le avevo nascoste con l’ inchiostro dei tatuaggi. Andai allo specchio. Mi guardai nuda. Il kajal sporcava le guance.

Gli occhi neri, avevano spalancato le porte della profondità.

Mi senti forte.

Lo ero sempre stata.

Comprendevo quella rabbia adesso. Finalmente un origine alla frustrazione.

Un origine cruda, antica. Quelle persone. Sembravano più grigie adesso, come avvolte nella polvere.

Erano un esercito di ricordi . Non c’era sangue che potesse assomigliare al mio. Antenati.

Vi deposi le armi dinnanzi.

La mia armatura brillava all’ unico raggio di sole .

Mi girai e lasciai il campo con il mio vestito rosa che ancora faceva la ruota.

La feci. Mi sentí una principessa.

… i giorni a seguire furono una meraviglia, non c’ erano visioni, né sogni, c’ era consapevolezza e presenza!

Lo Shiro Dhara* che pulisce le impressioni delle esperienze che ci tappano gli occhi con veli di rabbia e tristezza. Nutre la mente e rafforzare il sistema nervoso. Regala chiarezza e alleggerisce gli anima inquieti.

“Quando la mente è silenziosa, priva di desideri sensoriali, stabile nell’ ātman, si dice che ha raggiunto l’ armonica yogica.” Bagavad gīta 6.18

GIORNO 15 

Arrivai alla fine di quest’ esperienza in un battere di ciglia.

Mi gustai le ultime ore seduta,  con i piedi incrociati sul balcone del terrazzo della 115.

Mi affezzionai  a questa stanza, mi aveva conosciuta a fondo.

Sapevo sarebbe stata dura, ancora per un po’.

Vedevo una strada di montagna davanti a me, ripida.

Mesi fa c’ era il vuoto.

Era bella, incastrata nel bosco che non mi lasciava vendere gli ostacoli. C’ era la gramigna e la clematide gioiosa del viandante.

C’ erano le libellule che volavano basse e guardando il sentiero salire ricordai le parole della mia maestra Cristina:

< Ad ogni tornante vedrai quegl’ uomini più piccoli, quelle case più distanti, quelle voci saranno più confuse.

Ad ogni tuo passo il panorama si aprirá riducendo a insignificanti particolari ció che adesso ti sovrasta.

In cima non ne scorgerai più l’ esistenza.>

La totalità e la luminescenza del cielo persero l’ intensitá. Il suono dei clacson si faceva più distante.

Le voci dei passanti si mescolavano in confusi sciogli lingua.

Nelle ultime ore del giorno si faceva spazio la metafora della fine del mio percorso. Tante coincidenze.

Tanti sogni si erano susseguiti. Mi ero sforzata di stare nel presente e nei giorni lo sforzo lasciava spazio alla naturalezza.

Avevo preso tre chili e quello che piú era cambiato in me é che adesso mi sentivo!

Sentivo il mio corpo sostenermi, mi riconoscevo e allo stesso tempo non ero diversa da tutto ció che mi circondava.

“Quando l’ uomo mortale toccherá il fondo, saranno solo allora che sorgeranno i dubbi sull’ Io egoico, individuale.

Cadranno convinzioni e credenze modellate dalla società e dal nostro godimento.

Sorgeranno allora nuove domande. L’ invocazione a qualche forma divina ci sorprenderà. Una nuova possibilità ci avvicinerà alla parte spirituale di noi stessi. Quella vicina all’ unica vera essenza: Ātman.” (…) 

Lascai andare il passato nel momento esatto in cui mi resi conto che mi stava incollato addosso.

Conosco persone capaci di lasciarsi scivolare tutto di dosso, senza sforzo, come acqua fresca, aspettando che si asciughi.

A quelli come me pare un chewing gum nella mente, catrame nei polmoni che obbliga il cuore ad accellerare in mancanza di ossigeno.

Quelli come me devono combattere cercando di arrendersi, ma non perdendo la disciplina e la caparbietá di vincera la battaglia.

Auguro ad ogni anima impaurita di trovare la sua strada, il suo seme, il suo cammino e di incontrare lo Yoga e l’ Āyurveda, io sono qui per condividere!

Perché quando siamo nel Dharma, tutto scorre!

Secondo l’Ayurveda, la disintossicazione è essenziale prima di sottoporsi a qualsiasi altro trattamento importante. Anche per le persone sane, si consiglia di sottoporsi a questo trattamento una volta ogni 5 anni per eliminare tutte le tossine chimiche accumulate negli anni. In alcuni casi, il solo trattamento Panchakarma può essere usato per trattare molte malattie croniche che non richiederanno ulteriori trattamenti in seguito.

*Scopri Tutti i trattamenti li puoi trovare descritti nel sito, nella pagina :

Spero fra qualche anno di riuscire ad organizzare per i miei pazienti un viaggio in kerala , perché ognuno di voi si possa regolare questa speciale esperienza!

Intanto… parliamone!

Contatti

 

Introduzione

Paura ed amore, sono due sentimente che nella società odierna camminano fianco a fianco.

La condizione di distacco che ci appartiene fin dalla nascita crea fin dai primi mesi di vita un impronta nella mente del neonato per cui quando si è attaccati a qualcuno o qualcosa c’è un alta possibilità di perderla e divivere un trauma .

Il ricordo dell’attaccamento legato al distacco viene più o meno alimentato durante la vita, con le esperienze individuali di ognuno.

Questa impressione indelebile del trauma della separazione condiziona il nostro pensiero positivo, affiancando al concetto di amore, affetto, attrazione i concetti di paura, possessione, gelosia.

Alleviare quest’impressione negativa, significa andare alla radice del problema e quindi alla madre che farà nascere un nuovo essere vivente; l’obbiettivo non sarà eliminare il trauma che di per se è formativo per l’essere umano, ma far in modo che la donna in gravidanza viva l’amore incondizionato per la nuova creatura alleviando il peso di ansie stress e paure che condizionerebbero il bimbo nel pancione.

LO stato di gravidanza è per una donna un momento molto particolare, dove le emozioni e gli stati emotivi sono molto amplificati , a causa del movimento ormonale.

La notizia di una gravidanza ha un impatto diverso su ogni donna, in modo diverso, ma in ogni caso l’accumulo di pensieri, sollecitazioni emotive e preoccupazioni provoca un aumento dello stress.

Stress Origine Dall’ingl. stress ‘forza, sforzo’

1. In fisica, il tensore degli sforzi in un sistema continuo.




2. In medicina, ogni causa (fisica, chimica, psichica, ecc.) capace di esercitare sull’organismo, con la sua azione prolungata, uno stimolo dannoso, provocandone di conseguenza la reazione; com., tensione nervosa, logorio spesso non avvertito dal soggetto ma ugualmente dannoso.”lo s. della vita moderna”
 




L’importanza dell’accettazione

Le reazioni emozionali legate all’aspettativa nei confronti della madre, ma anche nel senso più generale del termine, quasi istintive, sono stati fisici.

Esse mobilitano delle risosrse energetiche enormi e scatenano dei comportamenti più o meno consoni, come ad esempio , l’attacco/fuga. Lo stress analogamente è una reazione istintiva.

Non sempre si connota di valenza negativa: il panico dell’attore o lo stress dello sportivo durante una competizione inducono ad una prestazione elevata. Lo stress è fondamentalmente positivo ,libera energia, ci mantiene più vigili,stimola la reattività e diminuisce il tempo di coagulazione del sangue.

Nel periodo di gravidanza questo stato d’allarme può creare sovraeccitazione ed essere nocivo.

Noi umani mobilitiamo queste reazioni anche per dei pericoli immaginari, virtuali, anticipati, fittizzi e peggio ancora senza risolvere i problemi, questo è quello che accade alla donna gravida che si pone domand sulla propria capacittà di gestione, presente, ma soprattutto, futura del nascituro.

In questo modo, le rezioni e le stimolazioni dello stress attaccano l’organismo e scatenano un blocco che si autoalimenta, aggravandosi. Ne consegue che questo stress non è più adattabile e gestibile, e inevitabilmente le sue energie psico-chimiche diventano nocive e intossicano il corpo e la mente.

La capacità degli esseri umani di stabilire relazioni è molto superiore a quella di tutte le altre specie, anche le più sociali. Questa straordinaria dote, che nel corso dell’evoluzione ci ha consentito, cooperando fra noi, di ottenere la maggior parte dei risultati, si basa sull’istinto di creare solidi legami d’attaccamento.

Il primo e principale legame d’attaccamento è quello nei confronti della madre o, più generalmente, di chi si prende cura di noi nei primi anni di vita, il cosiddetto caregiver. Quando un bambino in tenera età subisce un distacco dalla propria figura di riferimento spesso mostra una reazione d’ansia e la volontà di recuperarne la vicinanza. Questo insieme di risposte, psicologiche e comportamentali, è proprio dovuto alla percezione che il legame d’attaccamento si è interrotto. In un certo senso, la natura ci ha dato la “capacità” di soffrire per il distacco per motivarci a ricercare la vicinanza del caregiver e, quindi, aumentare le probabilità di sopravvivere. Non bisogna scordare, infatti, che inizialmente la nostra sopravvivenza dipende in tutto e per tutto dalle cure degli adulti e che la nostra specie è quella in cui i piccoli hanno il periodo più lungo di dipendenza dagli adulti prima di essere in grado di prendersi cura di sé.

Questo periodo, che negli altri mammiferi è limitato ai primi mesi o anni di vita, nell’Uomo può protrarsi, per varie ragioni, fino all’adolescenza.

Il senso d’abbandono è la reazione naturale alla fine di un legame affettivo.

L’Occidentale è portato la direzione a considerare come una risorsa per guarirsi la sfera fisica, spesso non ha risultati sulle patologie psico-somatiche, l’India propone l’ascolto introspettivo, la spiritualità, lo Yoga

Lo Yoga come Soluzione : Riflessione e Pratica

La soluzione per affrontare una gravidanza serena ed indurre sicurezza e protezione al proprio bambino è l’apertura al concetto d’amore che negl’anni si è pietrificato negli stereotipi della realtà attuale.

L’amore, l’apertura, la fiducia al lasciarsi andare attraverso la pratica dello yoga si raggiunge con pratiche fisiche, mentali e spirituali.

Anahata il chakra del cuore

Anahata è la sede del cuore che racchiude il concetto d’amore incodizionato.

La sede di Anahata, nel corpo umano è al centro del petto, nella cassa toracica; è infatti connesso al cuore, ai polmoni, al sistema circolatorio e al timo, la ghiandola che controlla il sistema immunitario (e che quando si ammala, come nell’AIDS, separa l’ammalato da coloro che ama). Se il chakra ha qualche difficoltà nel rilascio dell’energia diventiamo esitanti, in preda a rimorsi e panico, in balia delle dualità; interiormente chiusi, rigidi e innaturali, ci è difficile rapportarci con gli altri (abbiamo paura del rifiuto).

Quando Anahata “funziona” siamo spontanei e diretti nella comunicazione, capaci di trasmettere emozioni e sentimenti, sensibili a ciò che è bello, giusto, equilibrato.

Nella gravidanza la sensibilità a percepire ciò che realmente accade dentro di noi, ci rende propense a sviluppare e migliorare le capacità di questo punto; ler paure legate all’aspettativa possono chiudere ancora di più il motore della vita, il cuore.

Simbolicamente il chakra del cuore è rappresentato dal dio Isha (uno degli aspetti di Shiva), benefico dominatore della parola; e dalla dea Kakini (uno degli aspetti di Shakti), bella e graziosa, seduta all’interno di un triangolo puntato verso l’alto, che simboleggia la sublimazione dell’amore romantico verso la spiritualità e l’amore universale.

Buddhismo

La definizione di “amore” nel buddhismo è il volere che gli altri siano felici. Questo amore è incondizionato e richiede molto coraggio e accettazione, sia degli altri sia di sé. Il nemico dell’amore vero è qualcosa che può sembrargli simile ma è invece il suo opposto: l’attaccamento, che deriva dall’amore di sé inteso come preoccupazione per il proprio benessere. L’amore nel buddhismo è perciò qualcosa di molto differente da quello che s’intende comunemente in italiano (attaccamento, relazione e sesso), che quasi sempre richiede un certo amor proprio. Nel buddhismo si riferisce al distacco e alla cura del benessere degli altri senza alcun interesse verso se stessi.

Non c’è altro modo per superare la paura d’ avere coraggio di affrontarla. E senza paura nn c ‘è coraggio.

Il coraggio si trova nell’amore che sta dentro ognuno di noi, dentro il nostro Essere, Io.”

L’area del cuore porta il chakra cardinale, in mezzo ai sette, è il ponte di trasformazione da corpo a spirito, è la sede del prana.

È “il centro del perdono”; è la fonte del vero amore e di ogni sentimento; si nutre di affetti e di appartenenze; è connesso alle relazioni personali

L’area del cuore :

– Contiene l’ organo che Regola la respirazione.

– Contiene il muscolo cardiaco della circolazione.

– Produce sulla parte frontale dellosso dello sterno gli Anticorpi : Sistema Immunitario.

– Apre la postura

– Migliora la respirazione

– Aumenta la produzione d’ ossitocina.

L’ Ossitocina

Ormone neurotrasmettitore del cervello emotivo responsabile della : – Fiducia in se stessi – Dell”empatia tra persone (socializzazione). -La devozione – Attenua lo stress – L’eccitazione – Legame madre-figlio – Comprensione (smorza aggressivita’)

 

L’Abbraccio è uno dei gesti che aumenta l’ossitocina.

La ricerca mostra che un abbraccio profondo, in cui i cuori sono uniti, può portare questi benefici: 1. Il tocco morbido di un abbraccio costruisce la fiducia e un senso di sicurezza. Questo favorisce la comunicazione aperta ed onesta.

2. Gli abbracci possono aumentare immediatamente i livelli di ossitocina, che guariscono sentimenti di solitudine, isolamento e rabbia.

3. Un abbraccio per un tempo prolungato alza i propri livelli di serotonina, elevando l’umore e la creazione di felicità.

4. Gli abbracci rafforzano il sistema immunitario.

5. Abbracciare aumenta l’autostima.

6. Abbracciare rilassa i muscoli. Gli abbracci rilasciano la tensione nel corpo. Gli abbracci possono portare via il dolore

7. Gli abbracci bilanciano il sistema nervoso. La risposta galvanica della pelle .L’effetto di umidità ed elettricità nella pelle suggerisce uno stato più equilibrato nel sistema nervoso – parasimpatico.

8. Gli abbracci ci insegnano come dare e ricevere.

Gli abbracci ci insegnano come l’amore scorra in entrambe le direzioni.

9. Gli abbracci sono efficaci tanto quanto la meditazione e le risate. Ci insegnano a lasciarci andare ed essere presenti nel momento.

10. Lo scambio di energia tra le persone che si abbracciano è un investimento nel rapporto.

L’energia racchiusa nel chakra del cuore Anatha accoglie e accetta anche tutte le altre energie, non conosce le parole «buono e cattivo», è un’energia piuttosto fresca, non focosa, priva di passioni o antipatie; con la sua imparzialità distaccata riesce a comprendere tutti gli opposti, accetta senza condizioni e accoglie anche il partner senza critiche o pretese.

L’amore vibra con le emozioni, ma senza lasciarsi coinvolgere. L’amore ha la capacità di amare la realtà così come è, di conoscere tutti i difetti di un partner e di continuare ad amarlo. Considerando il partner nella sua interezza, l’amore diventa una forza incredibile.

Indicare nel cuore la sua sede non è una metafora, quello è il reale spazio fisico nel quale proviamo amore, sentimento che si traduce con la sensazione di essere completi e colmi, in pace con noi stessi, accoglienti e vasti, in grado di comprendere ciò che viene da dentro e ciò che arriva dal mondo.

Un chakra del cuore libero si manifesta esattamente con una sensazione di apertura nel petto, un libero fluire del respiro che attraversa il torace con il suo movimento ritmico e si ripercuote negli altri chakra, sia alti che bassi. Per questa ragione le madri in gravidanza dovrebbero meditare sul proprio respiro: oltre a rendere la mente più equilibrata e concentrata, ci riporta al nostro chakra centrale, dandoci un’incredibile stabilità interiore. Collegare i nostri pensieri, sentimenti e sensazioni mutevoli alla continuità del respiro è forse la strada maestra per nutrire e aprire l’energia del cuore. Questo ci porterà a una comprensione delle cose che non proviene dall’intelletto, ma dall’intuizione, e deriva direttamente dalle esperienze vissute con intensità.

Come stimolare l’aerea del cuore?

Prima di poter stimolare il cuore, dovremo esserci creati un Io forte che non si senta dipendente, cioè un Io maturo e non infantile, sempre bisognoso di qualcosa e di qualcuno.

Nella gravida accettare la presenza dell’esserino nella pancia va di pari passo con l’accettare se stessi.

L’amore è la cornice della consapevolezza, all’interno della quale la nostra solitudine può trasformarsi in un profondo «stare bene con se stessi» che, una volta conosciuto, può essere anche condiviso in questo caso con il piccolo, senza entrare in ansia.

Arrivare all’energia del cuore significa infatti abbandonarsi a se stessi, saltare verso l’interno, e non può mai essere frutto di un’imposizione. Solo così dare e ricevere diventano azioni autentiche, senza attaccamenti o rimorsi.

Le tensioni del cuore nell’area di Anahata troviamo due muscoli fondamentali: il diaframma e il cuore.

Inoltre passa proprio da queste parti l’esofago, il tubo che porta il cibo dalla bocca allo stomaco. Questa è un’area dove possono concentrarsi molte tensioni e contribuire spesso a provocare i sintomi di nausea e fastidi gastrici in gravidanza.

Quando il sistema nervoso è teso, per paura, ansia, o preoccupazioni reali e inventate, questa tensione viene trasmessa al diaframma e quindi alla oarte superiore dove si appoggerà il bambino. La respirazione diventa tesa, come se dovessimo metterci a correre per scappare, oppure lottare per difendere la vita. La tensione dal respiro viene comunicata al cuore, che lavora di più per pompare più sangue, sempre in previsione di una fuga o di una lotta che spesso non arriva mai in modo fisico.

Propongo un regime quotidiano per allontanare l’ansia e lo stress e vivere con più distacco le paure che ci condizionano continuamente.

Svegliarsi possibilmente con la luce naturale e senza sveglie traumatiche

Pulire la lingua con il Nettaliungua per eliminare la patina di tossine depositata durante la notte e utilizzare la Lota per l’irrigazione delle narici che permette di eliminare il muco in eccesso , purificare e disinfettare il sistema respiratorio e prevenire cosi disturbi legati alla testa e alla respirazione.

Bere un bicchiere d’acqua tiepida stimola la digestione e quindi la pulizia del corpo.

Pratica quotidiana : eseguire una sequenza alla portata del trimestre e della condizione per iniziare e concludere la giornata stimolando la gioia di vivere , allentando le tensioni e favorendo l’entrata dell’energia vitale, condivisa con il bimbo, con l’apertura della zona del cuore e quella delle anche.

Partiamo con il ricercare, nel sederci, la posizione più comoda che ci consenta di mantenere la colonna vertebrale ben eretta; se ancora non ci sentiamo abbastanza a nostro agio in Padmasana o in Siddhasana, il consiglio è di sedersi sui talloni, con le ginocchia leggermente divaricate o nel caso di fastidi ulteriori con gambe distese e supporto sotto la schiena.

Se percepiamo la nostra mente agitata dai pensieri della giornata, cerchiamo di rilassarci respirando in modo più ampio e distaccato, in quanto è fondamentale eseguire le tecniche di pranayama in una condizione di calma e rilassamento, affinché non si producano effetti di affaticamento o stress psicofisico.

Ricordiamo che quello è il NOSTRO SPAZIO di noi e il nostro bambino, ma anche il NOSTRO TEMPO, non importa quanto, dieci minuti o un’ora, non è la quantità, ma la qualità che ci consentirà di migliorare conseguentemente la qualità della nostra vita, portandoci ad una sempre maggiore armonia.

Per questo motivo, prestiamo tutta l’attenzione necessaria e la consapevolezza in ogni gesto

cominciando a portare la concentrazione nella zona del basso ventre, tra l’ombelico e il pube e facendo sentire la nostra presenza.

 

Pranayama per Anahata

Per calmare le tensioni eccessive, un metodo alla portata di tutti è lavorare sul respiro.

Aprire la zona del cuore significa far fluire più prana e arrendersi alla fiducia degli eventi e degl’altri.

La respirazione, gli esercizi respiratori semplici e molti pranayama sono insicati a patto che non venga trattenuto il respiro o si facciano sforzi nella zona che comprende dallo stomaco al pube.

La respirazione del Loto con la ripetizione del mantra Yam è indicata e molto gradevole per le donne in stato interessante.

 

Asana per Anahata

Le Asana d’ apertura del petto sono specifiche per il quarto chakra, il piegamento all’indietro apre un punto vulnerabile rendendoci disponibili al rischio di essere feriti; ci avvicina alla vita autentica e ci permette di sviluppare empatia nei confronti degl’ altri.

La chiusura fisica di questa zona, porta timore e paura.

Pratichiamo concentrandosi sull’area del cuore, visualizzando lo yantra di Anahata, portano cosi benefici alla respirazione. Anche le asana d’ apertura delle anche sono utili per allentare lo stress e quindi indurre un senso di calma : lavorano, infatti ,sul muscolo dell’ileopsos considerato un punto di accumulo di tensione.

Mudra

Abbinato alle asana il gesto delle mani giunte “Anjali Mudra” o Hrdayanjali che indica il rispetto per il sigillo del cuore . Le mani giunte si tengono davanti al cuore, ma non a contatto, a circa 1-2 cm. Rappresenta l’incontro fra diversi, la sintesi degli opposti, la volontà e il desiderio di pace .

Concludere con una mano che rimane al petto e una si appoggia sulla pancia e visualizzare l’amore, la gioia e la serenità che dal vostro cuore è collegata al cuore del vostro bambino.

Conclusioni

Accettare una gravidanza non è così semplice, per qualcuno può essere fin da subito una notizia meravigliosa, per altre donne meno; in entrambe i casi il movimento mentale e la necessità di adattamento fisico e psicologico necessità di un supporto.

Stare nel “qui ed ora” ed imparare a svuotare la mente, se arriva qualche interferenza cercare di fermarsi, accetare, da la sensazione di sentirsi libere, questo crea sicurezza,fondamentale per la crescita serena del bambino.

Essere noi stesse permette di espanderci meglio in tutti i significati del termine.

Essere donne è la condizione più meravigliosa

perché la capacità di dipingere nuovi cuori è stata data a noi!”

Natascia Rossi